La magia di Dakhla e il bello dei kitecamp

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Mentre scendiamo dalla scaletta dell’aereo un vento fresco e furioso ci colpisce il petto. I sorrisi si allargano e ci guardiamo compiaciuti nel buio della sera. Siamo venuti a Dakhla proprio a caccia di vento e la nostra avventura non poteva iniziare meglio.

Siamo un bel gruppo di 20 persone, età medio alta, diversi professionisti in carriera, qualche ragazza, molti toscani, diversi romani, gli immancabili nordici e un calabrese emigrato in Svizzera. Tutti felici di essere in vacanza e con in testa un solo pensiero: fare kite il più possibile in quel paradiso che è Dakhla. Alcuni di noi sono principianti, altri più esperti e con alle spalle più di un viaggio esotico in giro per il mondo. Ad accompagnarci in Marocco c’è Lorenzo Leoni, maremmano doc dalla faccia scolpita, la battuta pronta e gli occhi di ghiaccio. Lorenzo è titolare della scuola di kite e centro Iko Kite’s Angels Beach di Castiglione della Pescaia e sono ormai quattro anni che organizza kitecamp a Dakhla. “Ho viaggiato tanto e fatto kite in posti bellissimi, ma come il Marocco per la qualità di condizioni non ce n’è davvero”, ci spiega convinto nel suo forte accento toscano.

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Dakhla Attitude tra rider appassionati e atleti internazionali

Difficile dargli torto e questo vento forte che ci da il benvenuto in aeroporto è una piacevolissima conferma delle sue parole. Il tempo di sistemare i bagagli e le nostre attrezzature sui furgoni e andiamo spediti verso quello che sarà il nostro alloggio per i prossimi 9 giorni: il resort Dakhla Attitude. Negli ultimi anni la laguna di Dakhla ha visto nascere molte strutture alberghiere lungo le sue coste, tutte naturalmente asservite alle esigenze dei kiter che qui arrivano da tutto il mondo. L’Attitude, a gestione rigorosamente marocchina, in ogni caso è stato uno dei primi hotel e ad oggi è ancora uno dei più grandi in termini di capienza e sicuramente il più prestigioso: basti pensare che ospita ogni anno gli atleti del Pro Tour e le relative competizioni internazionali. Con le sue casette blu cobalto riverniciate da poco che spiccano tra le dune di sabbia e le bandiere Cabrinha dappertutto non passa certo inosservato. Check in, thè di benvenuto e noi del gruppo ci ritiriamo in stanza. È passata la mezzanotte e la stanchezza del viaggio dall’Italia si fa sentire.

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Uscire con 30 nodi: niente paura

L’indomani sveglia alle 8, facciamo colazione e ci mettiamo subito all’opera per organizzare le attrezzature. Ciascuno di noi riceve in consegna le chiavi dell’armadietto dello storage e, come è normale, si scambiano pareri sui rispettivi quiver di vele scelti e tavole. Quello che però cattura la nostra attenzione è proprio lei, la laguna di Dakhla in tutto il suo splendore. I marocchini la chiamano “Rio de Oro” perché, secondo un’antica leggenda, al tramonto i pesci dorati venivano in superficie, colorando l’intera distesa d’acqua. In questo specchio di acqua salata circondato dal deserto il vento non smette mai di soffiare dalla mattina alla sera e le medie non vanno mai al di sotto dei 20 nodi nel periodo che va da marzo a settembre, mentre, grazie alla sua posizione prossima al Tropico del Cancro, il clima è secco e le temperature durante il giorno oscillano dai 25 ai 30° C. Di notte al contrario le medie calano bruscamente anche di 5-8 gradi. Serve il piumino.

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Il bello del kitesurf è condividere

Il vento è fotonico: oltre 30 nodi che riempiono l’acqua di spuma bianca e creano un chop piuttosto vigoroso. Molti di noi non sono abituati a uscire con queste condizioni e l’impatto all’inizio incute un certo timore. Le vele piccole tipo la 7 o la 6 sono veloci e super reattive sulla barra e serve qualche ora per prenderci confidenza. Nel pomeriggio partono le prime lezioni: caschetto, salvagente, cavi corti, gli allievi entrano in acqua seguiti da Lorenzo e gli altri istruttori, tutti con brevetto Iko. L’adrenalina per tutti è a mille. Il bello dei kitecamp è che si condivide tutto, felicità e tensioni. Del resto lo stare insieme è il vero motore del kitesurf che non a caso è artefice di amicizie intense, durature e sempre molto speciali che proseguono oltre i viaggi. Si esce insieme, ci si supporta, si progredisce, ci si scambia l’attrezzatura, si ragiona sui trick, l’assetto, lo stile.

Mano mano che passano i giorni si prendono le misure con la laguna, il vento forte e gli altri centinaia di rider che solcano le sue acque cristalline. A prendersi cura dei rider in spiaggia c’è la squadra di assistenti della scuola di kite dell’hotel: Rashid, Mustafà, Kamal, Nabil, tutti ragazzi marocchini dal sorriso generoso, instancabili e super efficienti. La spiaggia è molto larga ed è fantastico vederli tornare alla scuola trainati dall’ala mentre scavano a piedi nudi dei lunghi solchi nella sabbia con eccezionale maestria.

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Session adrenaliniche nello speed spot e tra le onde

Accanto al Dakhla Attitude c’è uno spot di acqua super piatta: si chiama Speed Spot e si può raggiungere con un trasfert di 10 minuti organizzato dall’hotel. Il vento è off e nel servizio è compresa anche un’imbarcazione addetta al rescue dei rider. È facile incontrarci atleti internazionali, per lo più freestyler, che vengono qui ad allenarsi in vista delle prossime gare. Noi salutiamo Paul Serin di F-One e Mikaili Sol, giovane atleta brasiliana del team North Kiteboarding che sta scalando le classifiche del mondiale.

Quando la marea è alta alcuni di noi si lanciano in un bel downwind fino a Dragon Island, un isolotto dalla forma aguzza che regala nei suoi paraggi acqua dai colori verde smeraldo e scenari mozzafiato. Per chi preferisce le onde, ci sono diversi wave spot sulla costa atlantica: West Point dove sorge l’omonimo hotel per surfisti, Point de l’Or sicuro anche per imparare, Foum Labouir che è una delle spiagge più famose di Dakhla con onde destre profonde e veloci su sabbia, infine per gli esperti c’è La Sarga, inaccessibile e selvaggia, all’estremità della penisola di Dakhla.

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Il kitesurf sa di libertà…

Al termine delle session ci rilassiamo nel beach bar dell’Attitude, prendiamo il sole, scherziamo, c’è chi fa yoga e chi si concede un meritato massaggio nella Spa dell’albergo. Ci sono altri gruppi di kiter con cui inevitabilmente si stringe amicizia: spagnoli, tedeschi, francesi che qui vanno per la maggiore, visto il retaggio culturale marocchino di ex colonia francese. Un altro passatempo piuttosto gettonato è guardarsi le foto scattate in acqua da Mariano Arias, fotografo professionista argentino che passa le sue giornate a immortalare i rider con scatti meravigliosi. Ed è proprio in quelle foto che forse si esprime la vera essenza di questi viaggi: i sorrisi, le emozioni, la gioia di praticare lo sport più bello del mondo, di vivere a contatto con natura, girare il mondo e respirare il profumo di libertà. Grazie Dakhla, Bsslama!

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Testo redatto da David Ingiosi courtesy kitesoul.com

Foto: Mariano Arias, Simona Tirone

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